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In breve

Qualche link veloce ad altri studi apparsi negli ultimi tempi da ricercatori italiani, ma che non stiamo a coprire in dettaglio. Coincidenza vuole che siano tutti romani…

Non solo RNA interference

L’RNA interference è un meccanismo che modula l’espressione genica dopo la trascrizione (cioè, dopo che i geni sono stati “fotocopiati” in RNA e portati nel citoplasma per essere tradotti in proteine) – in particolare, limita l’espressione degradando i RNA. Questo meccanismo è stato usato anche per numerosi studi di genetica. Filippo M. Cernilogar e altri del Dulbecco Telethon Institute a Roma dimostrano che, almeno nel moscerino Drosophila, componenti chiave del sistema di RNA interference funzionano anche a monte, nel nucleo, a livello della trascrizione.

C’è più di un modo di prendere una palla.

Come si fa a prendere una palla? Se non ci sono altre costrizioni particolari, ci sono vari modi: uno può stare fermo aspettando la palla, calcolando dove andrà e lanciandosi all’ultimo momento, oppure seguirla man mano con le mani e il corpo fino a intercettarla. Si potrebbe ipotizzare che però la natura ci abbia dotato di qualche soluzione “generale” per cui tutti alla fine catturiamo le palle più o meno allo stesso modo.

Benedetta Cesqui e altri ricercatori della Fondazione Santa Lucia e dell’Università Tor Vergata hanno invece scoperto che esiste una enorme variabilità individuale nei movimenti che soggetti diversi fanno per prendere una palla, dalla velocità e traiettoria del polso fino alla postura generale del tronco e degli arti. Non solo, queste differenze non sono casuali ma sono costanti da persona a persona, anche a distanza di un anno. Ogni portiere, insomma, ha la sua firma personale.

Come l'acqua si dispone intorno a calcio e magnesio, secondo Bruni et al. (2012)

 

Come cambia l’acqua quando ci sciogli dei sali.

Sciogliere dei sali in acqua cambia la struttura dell’acqua stessa: le molecole d’acqua si riorganizzano intorno agli ioni che formano il sale e li circondano, tenendoli in soluzione. Ma cosa succede esattamente? Sorprendentemente è una cosa ancora poco nota. F.Bruni e altri dell’Università Roma Tre hanno pazientemente osservato, combinando esperimenti di diffrazione di neutroni con simulazioni al calcolatore, come cambia la struttura dell’acqua intorno agli ioni in soluzioni di cloruro di calcio (CaCl2) e cloruro di magnesio (MgCl2).

Calcio e magnesio si comportano differentemente: il magnesio è più piccolo e quindi attira a sè le molecole più strettamente, creando una “simil-molecola” compatta; il calcio invece tiene a sè l’acqua in modo più blando, creando una sorta di cubo distorto e plastico. Abbastanza sorprendentemente, la natura dello ione positivo cambia anche il modo in cui l’acqua si riorganizza intorno allo ione negativo (il cloro, in questo caso): siccome il magnesio tiene l’acqua intorno a sè bella stretta, l’acqua intorno al cloro è meno disponibile e quindi ci sta intorno in modo più “soffice”. Ah, prima che ve lo chiediate: tutto questo non c’entra niente con quella bufala dell’omeopatia.

 

La storia del puzzle del metabolismo

Che cos’è una rete metabolica? Immaginate le cellule del vostro corpo come una serie di tante piccole catene di montaggio (o smontaggio): per esempio le molecole di zucchero che ingerite vengono consumate, trasformandole in altre molecole e acquisendo energia man mano che avvengono queste trasformazioni. Ma a ogni passo il prodotto di una reazione chimica può essere usato da più catene di montaggio per scopi differenti (magari da una parte per ricavare energia, dall’altra per costruire qualcosa; un po’ come potete usare la legna per bruciarla nel camino o per costruirci un tavolino, a seconda di quel che vi serve). Viceversa catene di montaggio differenti possono confluire (un po’ come la catena di montaggio dei chiodi e quella delle assi di legno confluiscono a formare il tavolino). Queste catene sono quindi unite assieme diventando una grossa rete di composti che si smontano e rimontano -il metabolismo, appunto.

Ma come si evolve il metabolismo? Ogni reazione del metabolismo è governata da un enzima -ovvero una proteina che agisce come una piccolo operaio che catalizza, e quindi favorisce, una certa reazione. La domanda diventa, quindi, come si sono evoluti gli enzimi che hanno creato la complessa rete del metabolismo, partendo da reti molto più semplici.

A questa domanda hanno risposto Luigi Grassi e Anna Tramontano, rispettivamente del dipartimento di Fisica e dell’istituto Pasteur della Sapienza di Roma. Almeno per quanto riguarda il lievito di birra, Saccharomyces cerevisiae, un organismo umile ma fondamentale per la ricerca biomolecolare, modello semplificato di tante cose che poi hanno trovato conferma negli esseri umani.

Grassi e Tramontano hanno analizzato la rete metabolica del lievito e hanno analizzato il ruolo che hanno enzimi cosiddetti paraloghi, ovvero che si sono originati da un evento di duplicazione di geni. Che significa? A volte, durante la riproduzione delle cellule, per errore un gene viene “raddoppiato” – come un refuso che ripetesse la stessa frase due volte. Le due copie del gene possono a questo punto evolvere indipendentemente, come due fratelli gemelli che pian piano si specializzino in compiti diversi, diventando sempre meno simili.

I due ricercatori hanno trovato che questo fenomeno di duplicazione genica fa sì che il metabolismo si evolva non in modo lineare ma come un puzzle. Ovvero i geni duplicati diventano capaci ciascuno di catalizzare reazioni diverse da quella originaria o di utilizzare substrati diversi, e quindi aggiungono nuovi percorsi possibili al labirinto di catene di montaggio. Un po’ come se avessimo due operaie gemelle che sanno piantare chiodi, e una delle due si evolvesse man mano, invece, specializzandosi ad avvitare viti, tanto per riprendere il paragone con la catena di montaggio del tavolino di cui sopra. Le novità metaboliche quindi vengono aggiunte un po’ qua un po’ là, man mano che si duplicano i geni e che questi si evolvono per eseguire nuove funzioni.

Espansione (A) e specializzazione (B) della rete metabolica (da Grassi e Tramontano, 2012)

 

Cosa forse ancora più interessante, hanno trovato che ci sono due fasi distinte nell’evoluzione del metabolismo di Saccharomyces cerevisiae. Nella prima la duplicazione di geni ha permesso di espandere il repertorio di enzimi, e quindi di vie metaboliche disponibili al lievito, come abbiamo detto sopra. A giudicare da quanto sono diventati diversi questi enzimi, possiamo stimare che la prima fase si è conclusa ben 350 milioni di anni fa. La seconda fase invece non ha aggiunto nuove strade: gli enzimi duplicati dopo questa fase si sono specializzati invece a catalizzare le stesse reazioni, ma in compartimenti diversi della cellula o regolati in modo diverso. Riprendendo l’esempio del tavolino, è come se avessimo sempre due operaie che piantano chiodi, ma una ad esempio lo fa solo il turno della mattina e una invece si specializza nel lavorare la notte.

Il fatto che la transizione sia così antica è sorprendente, se pensiamo che in natura il lievito S.cerevisiae vive sulla buccia dell’uva -e le prime piante da frutto si sono evolute almeno 200-250 milioni di anni dopo che i progenitori di S.cerevisiae avevano cessato di espandere la loro rete metabolica. Evidentemente i trucchi chimici che avevano imparato milioni di anni prima, microscopici ospiti delle umide foreste del Carbonifero, riescono a essere ancora attuali.

Articolo (open access):
Grassi L, Tramontano A. , Horizontal and vertical growth of S. cerevisiae metabolic network. BMC Evol Biol. 2011 Oct 14;11:301.