Archive for April 11, 2012

Lo spazio fa cattivo sangue

Bello fare l’astronauta. Ma sì, spassiamocela a rotolare senza peso, guardare la Terra azzurra fuori dal finestrino, fare le bolle col succo di frutta.

Come tutte le cose divertenti, girellare nello spazio ha le sue conseguenze nefaste. È noto da tempo che soggiornare a gravità zero ha degli effetti negativi sulla salute: quasi tutti sanno, per esempio, gli effetti nefasti della microgravità sulle ossa e i muscoli, motivo per cui gli astronauti (cosmonauti, taikonauti) devono fare parecchia ginnastica in volo.

Oggi aggiungiamo un’altra voce alla cartella clinica degli astronauti. O quanto meno ai topi astronauti.

Angela Maria Rizzo e colleghe infatti hanno trovato che, per i topi, la permanenza nello spazio danneggia i globuli rossi. Le ricercatrici hanno confrontato le analisi del sangue di topi portati sulla ISS (la stazione spaziale internazionale) per più di 100 giorni con quelle di topi identici, ma rimasti sulla Terra. E hanno trovato che i globuli rossi dei topi astronauti hanno vari problemi, tra cui gravi danni da stress ossidativo generato da radicali liberi. Insomma, sono rovinati. Inoltre in generale i globuli rossi sono più fragili, di più, e le piastrine più alte, tutti sintomi del fatto che il tessuto sanguigno è sottoposto a stress. Il motivo non è affatto chiaro, ma potrebbe essere un po’ la microgravità, un po’ i raggi cosmici.

Queste non sono buone notizie per chi un giorno vorrà farsi un anno di viaggio per camminare su Marte. Ma del resto pare che non vogliano neanche farli tornare a casa…

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Rizzo, A., Corsetto, P., Montorfano, G., Milani, S., Zava, S., Tavella, S., Cancedda, R., & Berra, B. (2012). Effects of Long-Term Space Flight on Erythrocytes and Oxidative Stress of Rodents PLoS ONE, 7 (3) DOI: 10.1371/journal.pone.0032361

Timidi o esploratori? Colpa dei recettori.

C’è topo e topo, come sa chiunque abbia visto Ratatouille. Ci sono topi timidi, che preferiscono starsene rintanati a casa propria e topi coraggiosi, che si lanciano a esplorare il mondo. Nonchè topi che decidono di volta in volta se correre rischi. Ma cosa c’è nel cervello che fa la differenza?

Daniela Laricchiuta e colleghe, del Centro Europeo per la Ricerca sul Cervello (CERC)/Fondazione Santa Lucia e del Dipartimento di Psicologia alla Sapienza di Roma, sono andate a cercare proprio questo.

Hanno preso una popolazione di topi e li hanno sottoposti a un semplice test: scegliere se infilarsi in un corridoio nero (ma vuoto), o in uno bianco (ma con del cibo in fondo). Questo li pone davanti a un dilemma: un ambiente rassicurante, ma senza niente, come il corridoio nero (ricordate che ai topolini piace il buio), oppure un ambiente inquietante ma con qualcosa di buono alla fine?

Le ricercatrici hanno poi separato i topi che regolarmente prendevano l’iniziativa di esplorare il corridoio bianco, quelli che regolarmente preferivano il corridoio rassicurante nero, o quelli che facevano un po’ e un po’. Stabilito tramite altri test comportamentali che la differenza non era dovuta semplicemente a quanta fame avevano i diversi topolini, hanno analizzato cosa ci fosse di diverso nel loro sistema nervoso.

Salta fuori che la colpa è di un balletto di neurotrasmettitori. Nei topi esploratori infatti la stimolazione dei recettori CB1 (recettori per gli endocannabinoidi, una classe di neurotrasmettitori) influenza direttamente e fortemente la trasmissione di segnali nervosi mediati da un’altra molecola, il GABA (o se volete acido gamma-amminobutirrico). Nei topi più conservatori invece stimolare i recettori CB1 non alterava affatto la trasmissione dovuta al GABA.

Una volta noto il giochetto le ricercatrici hanno potuto invertire selettivamente il comportamento dei due gruppi più estremi di topi semplicemente dandogli dei farmaci che attivassero o inibissero la staffetta di neurotrasmettitori. Con una molecola i topi timidi sono diventati audaci, e con un’altra i topi audaci si sono intimiditi.

Non solo è meraviglioso vedere come una differenza di carattere si riduca elegantemente a una differenza biochimica, ma mi viene da pensare che una cura per la timidezza patologica potrebbe essere più vicina di quanto sembri.

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Laricchiuta, D., Rossi, S., Musella, A., De Chiara, V., Cutuli, D., Centonze, D., & Petrosini, L. (2012). Differences in Spontaneously Avoiding or Approaching Mice Reflect Differences in CB1-Mediated Signaling of Dorsal Striatal Transmission PLoS ONE, 7 (3) DOI: 10.1371/journal.pone.0033260

 

La tomba del vicino è sempre più verde

Lay her i’ the earth;
And from her fair and unpolluted flesh
May violets spring!

(William Shakespeare, Amleto, Act V, scene 1, line 261.)

Nel film Una cena quasi perfetta una compagnia di ragazzi invita a cena personaggi politicamente discutibili, e dopo averci parlato per capire se si possano redimere o meno, decide di fare del bene all’umanità eliminandoli e seppellendoli in giardino. Per camuffare le sepolture il club di assassini decide di piantarci sopra dei rigogliosi pomodori.

Mettere dei pomodori sopra una sepoltura frettolosa del vostro ultimo omicidio in effetti può attirare l’attenzione più che altro. Forse conviene lasciare tutto com’è.

E invece secondo Marco Caccianiga e colleghe, al dipartimento di biologia e al laboratorio di medicina legale dell’Università di Milano, le piante comunque tradiscono il nostro assassino. Sopra alla sepoltura improvvisata infatti il microambiente cambia -e quindi anche il tipo di piante che ci crescono sopra.

Per capire come, i ricercatori sono andati nel parco del Ticino e hanno sepolto 90 cm sotto terra, all’aperto, non degli esseri umani (so che un po’ ci speravate) ma cinque carcasse di maiali. Inoltre hanno preparato una sepoltura di controllo (dove hanno scavato e poi richiuso, ma senza maiale dentro) e poi hanno seguito la vegetazione nel periodo di un anno, da maggio 2009 a maggio 2010.

Hanno così trovato che effettivamente la vegetazione sopra le sepolture, anche a distanza di un anno, era significativamente diversa da quella del terreno non disturbato. Abbastanza curiosamente però la presenza o meno della salma sotto terra non influenza il discorso: anche la sepoltura vuota presentava più o meno le stesse piante delle sepolture piene -ed era diversa dal terreno indisturbato. Il fattore chiave sembra essere quindi il disturbo e rimescolamento del terreno, più che la decomposizione del cadavere.

La prossima volta che vedete una strana chiazza di piante nel giardino del vostro vicino, quindi, fatevi delle domande: magari ci ha seppellito la nonna. O forse si è solo divertito con una vanga.

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Caccianiga, M., Bottacin, S., & Cattaneo, C. (2012). Vegetation Dynamics as a Tool for Detecting Clandestine Graves. Journal of Forensic Sciences DOI: 10.1111/j.1556-4029.2012.02071.x