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Timidi o esploratori? Colpa dei recettori.

C’è topo e topo, come sa chiunque abbia visto Ratatouille. Ci sono topi timidi, che preferiscono starsene rintanati a casa propria e topi coraggiosi, che si lanciano a esplorare il mondo. Nonchè topi che decidono di volta in volta se correre rischi. Ma cosa c’è nel cervello che fa la differenza?

Daniela Laricchiuta e colleghe, del Centro Europeo per la Ricerca sul Cervello (CERC)/Fondazione Santa Lucia e del Dipartimento di Psicologia alla Sapienza di Roma, sono andate a cercare proprio questo.

Hanno preso una popolazione di topi e li hanno sottoposti a un semplice test: scegliere se infilarsi in un corridoio nero (ma vuoto), o in uno bianco (ma con del cibo in fondo). Questo li pone davanti a un dilemma: un ambiente rassicurante, ma senza niente, come il corridoio nero (ricordate che ai topolini piace il buio), oppure un ambiente inquietante ma con qualcosa di buono alla fine?

Le ricercatrici hanno poi separato i topi che regolarmente prendevano l’iniziativa di esplorare il corridoio bianco, quelli che regolarmente preferivano il corridoio rassicurante nero, o quelli che facevano un po’ e un po’. Stabilito tramite altri test comportamentali che la differenza non era dovuta semplicemente a quanta fame avevano i diversi topolini, hanno analizzato cosa ci fosse di diverso nel loro sistema nervoso.

Salta fuori che la colpa è di un balletto di neurotrasmettitori. Nei topi esploratori infatti la stimolazione dei recettori CB1 (recettori per gli endocannabinoidi, una classe di neurotrasmettitori) influenza direttamente e fortemente la trasmissione di segnali nervosi mediati da un’altra molecola, il GABA (o se volete acido gamma-amminobutirrico). Nei topi più conservatori invece stimolare i recettori CB1 non alterava affatto la trasmissione dovuta al GABA.

Una volta noto il giochetto le ricercatrici hanno potuto invertire selettivamente il comportamento dei due gruppi più estremi di topi semplicemente dandogli dei farmaci che attivassero o inibissero la staffetta di neurotrasmettitori. Con una molecola i topi timidi sono diventati audaci, e con un’altra i topi audaci si sono intimiditi.

Non solo è meraviglioso vedere come una differenza di carattere si riduca elegantemente a una differenza biochimica, ma mi viene da pensare che una cura per la timidezza patologica potrebbe essere più vicina di quanto sembri.

ResearchBlogging.org

Laricchiuta, D., Rossi, S., Musella, A., De Chiara, V., Cutuli, D., Centonze, D., & Petrosini, L. (2012). Differences in Spontaneously Avoiding or Approaching Mice Reflect Differences in CB1-Mediated Signaling of Dorsal Striatal Transmission PLoS ONE, 7 (3) DOI: 10.1371/journal.pone.0033260

 

La donna che scrive come Leonardo

Ovvero come allo specchio. È qualcosa che ogni tanto capita anche alle persone normali; nel 2004 avevano ipotizzato fosse genetico ma a volte te lo puoi beccare con un incidente.

È anche il caso della paziente riportata da Canzano, Piccardi et al. , dell’Università di Roma, su Neurocase, la quale ha iniziato a scrivere “al contrario” dopo un ictus. E come mai? A giudicare dall’abstract (ahimè non ho accesso all’articolo intero), perchè l’ictus ha danneggiato tutta la rappresentazione di sè della paziente. Ovvero, non riesce più a distinguere destra da sinistra e ha problemi nell’identificare la posizione delle parti del proprio corpo: in pratica scrive al contrario perchè si percepisce al contrario. Oliver Sacks, dove sei?

Abstract:
Canzano L, Piccardi L, Bureca I, Guariglia C. , Mirror writing resulting from an egocentric representation disorder: a case report. Neurocase. 2011 Oct;17(5):447-60.